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Bloccate le leggi contro i giudici in Polonia

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Sull’onda delle crescenti proteste interne ed internazionali il presidente polacco Andrzej Duda ha deciso di non firmare le due contestate leggi sulla Corte Suprema e sul Consiglio nazionale della magistratura che mettevano a rischio l'autonomia dei giudici.

Questo contenuto è stato pubblicato il 24 luglio 2017 - 12:16
tvsvizzera/spal con RSI (TG del 24.7.2017)

Duda ha spiegato nel corso di una conferenza stampa di non essere stato consultato prima dell'approvazione del testo e ha annunciato che il suo ufficio preparerà un nuovo progetto di legge nei prossimi due mesi.

Il presidente ha sottolineato in particolare che  in base alle norme approvate la settimana scorsa in parlamento i giudici dovrebbero essere indicati dal ministro della giustizia, che copre già la carica di procuratore generale. Un'ipotesi che favorirebbe, secondo molti osservatori, le interferenze politiche sul lavoro dei magistrati.

 L'opposizione ha sottolineato che la decisione del presidente di rimandare al parlamento due delle tre leggi che eliminavano l'autonomia della magistratura è "il passo verso la giusta direzione" ma il partito al potere da due anni a Varsavia, il Pis di Jaroslaw Kaczynski, si è detto sorpreso per la mossa del presidente. In particolare l’esponente Jacek Sasin ha affermato che la decisione odierna potrebbe "rimandare per tanto tempo tale riforma".

 "La decisione del presidente è il segno di riconoscimento per tanta gente che da diversi giorni ha protestato chiedendo il veto", ha detto Kamila Gasiuk Pihowicz (partito Nowoczesna). Quest'ultima ha fatto appello al capo dello Stato perché organizzi una 'tavola rotonda' con i rappresentanti di diverse organizzazioni di avvocati e giudici per riflettere insieme sulle riforme necessarie per rendere più snella la magistratura polacca.

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