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Dodici anni fa, un'altra Kabul

Militari statunitensi a Kabul scortano civili in fuga. Public Domain

La testimonianza di Ferdinando Buono che nel settembre 2009 fu coinvolto, con altri commilitoni, in un attentato kamikaze all'aeroporto. Vi morirono sei suoi compagni.

Questo contenuto è stato pubblicato il 25 agosto 2021 - 09:47
Lorenzo Giroffi, Rsinews

2009-2021, l'aeroporto è sempre quello di Kabul. Gli occhi di Ferdinando guardano fisso il cellulare. Ci sono i video della fuga delle persone, la richiesta d'aiuto ai convogli militari dei giorni scorsi.

Tutto ciò fa piombare l'ex militare della Folgore nell'Afghanistan che lui ha conosciuto, sempre in quell'aerporto, quando saltò in aria un kamikaze.

Ferdinando Buono è stato coinvolto nell'attentato alle truppe italiane a KabulLink esterno nel settembre del 2009. Persero la vita sei militari, lui rimase ferito, tenendo tra le braccia il suo commilitone mutilato. La sua vita è cambiata per gli incubi che continua ad avere. A causa delle cure psichiatriche ha dovuto lasciare la divisa, congedato per una mansione civile. Gli manca il suo lavoro e addirittura vorrebbe tornare a Kabul.

Da qualche anno tatua per dimenticare, perché il disegno gli mette negli occhi altro rispetto  ai flash dei commilitoni morti e dei suoi giorni in missione.

Le news martellanti degli ultimi giorni però hanno rimesso Kabul sulla bocca di tutti. Amici, conoscenti e parenti, suo malgrado, gli chiedono conto di un posto che non riconosce più neanche nei nemici che ha combattuto. "I talebani che oggi guardo in televisione sono diversi, più astuti, più preparati".

Intanto Ferdinando continua a dormire solo due ore a notte e pensa che sia stato un gran peccato il recente abbandono. "Il nostro, lì, non è stato tempo sprecato. Nessuno voleva i talebani tra le persone incontrate e noi abbiamo permesso un tempo di sorrisi".

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