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Cassis, inflazione e franco forte a causa del conflitto ucraino

Cassis non deraglia sulla strada tracciata nei confronti di Mosca ma questo avrà un costo. Keystone / Peter Schneider

La Svizzera è pronta a pagare il prezzo della difesa della libertà, ha dichiarato il presidente della Confederazione Ignazio Cassis che ha difeso le sanzioni decise contro Mosca. Il conflitto in Ucraina, ha però avvertito il politico ticinese su Schweiz am Wochenende e Le Temps, è destinato ad avere effetti a lungo termine sull'economia elvetica.

Questo contenuto è stato pubblicato il 19 marzo 2022 - 13:08
tvsvizzera.it/spal con Keystone-ATS

La crisi nell'Est Europa avrà un probabile impatto su tre livelli, ha precisato Ignazio Cassis. In primo luogo, in relazione alla dipendenza dal gas russo e da altre materie prime sul piano geopolitico, che non risparmia in una certa misura neanche la Svizzera.

Franco forte e inflazione

La Confederazione dovrà poi fare i conti con "inflazione e aumento dei prezzi dell'energia significativi e duraturi" e, infine, il franco rimarrà una moneta rifugio, aspetto questo che penalizzerà le esportazioni.

Per il ministro degli Esteri è "impossibile prevedere per quanto tempo e in che misura" la Svizzera sarà colpita o quali settori saranno più penalizzati, tuttavia, ha specificato, "per il momento" non ci sono indizi di una vera crisi economica.

Sulle sanzioni internazionali, cui Berna ha aderito, Ignazio Cassis ha detto che "il 24 febbraio il volto del mondo è cambiato, e non in meglio" e per questo motivo "dobbiamo difendere la libertà e la democrazia coraggiosamente e senza sosta. Questo ha un prezzo (…) che la Svizzera è pronta a pagare".

Sanzioni compatibili con la neutralità

Per il presidente svizzero "questa guerra è guidata da una follia devastante che frantuma tutti i principi e i valori della nostra civiltà" e per questo motivo per il governo federale ha ripreso in toto le sanzioni dell'Unione europea contro la Russia.

Una decisione che a suo giudizio non mette in discussione la neutralità della Confederazione che, ha voluto precisare, non sostiene militarmente nessun belligerante, né fornendo truppe né inviando armi.

La politica di neutralità, "che non significa indifferenza", non è un dogma, ma "uno strumento flessibile della nostra politica estera e di sicurezza", ha continuato il capo della diplomazia elvetica.

E nel contesto della crisi ucraina la Russia "ha violato in modo massiccio il divieto dell'uso della forza, un principio che è ancorato nel diritto internazionale". Rimanendo inattiva, ha concluso Ignazio Cassis, la Svizzera "avrebbe fatto il gioco dell'aggressore".

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