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Biotecnologie, rafforzare il principio di precauzione

Una zanzara geneticamente modificata che non trasmette più né virus Zika, né malaria. Da due anni è una realtà. In Brasile e negli Stati Uniti sono già stati fatti i primi test in natura. Keystone

La Commissione federale d'etica per la biotecnologia nel settore non umano chiede rigidi requisiti legali per le nuove tecnologie d'ingegneria genetica.

Questo contenuto è stato pubblicato il 07 maggio 2018 - 21:42
tvsvizzera.it/mar/ats con RSI (TG del 7.5.2018)

Le tecniche che permettono di intervenire puntualmente sul patrimonio genetico si stanno sviluppando a passi da gigante. Visto questo rapido sviluppo, bisogna porre maggiormente l'accento sul principio di precauzione. È quanto sostiene la Commissione federale d'etica per la biotecnologia nel settore non umano (Cenu), in un rapportoLink esterno pubblicato lunedì.

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Tra le tecniche genomiche particolarmente discusse attualmente vi sono i sistemi CRISPR/Cas,Link esterno utilizzati per modificare, aggiungere o togliere sequenze di DNA mirate. Questo metodo, che è stato documentato scientificamente per la prima volta nel 2012, in linea di principio può essere utilizzato su quasi tutti gli organismi.

Pro e contro

Nel suo rapporto, la commissione analizza i diversi punti di vista. Per alcuni, le nuove biotecnologie devono essere esentate dalle procedure d'autorizzazione per l'ingegneria genetica perché i cambiamenti che portano al genoma non sono più rilevabili nel prodotto o potrebbero anche derivare da mutazioni naturali.

Secondo questa linea di pensiero, il principio di precauzione non è razionale e la legge sull'ingegneria geneticaLink esterno adottata nel 2003 è più che sufficiente. Il Parlamento ha prolungato nel 2017 la moratoria sull'uso degli organismi geneticamente modificati nell'agricoltura, fino al 2021.

Altri credono invece che l'idea di precauzione sia essenziale, dal momento che l'uso delle nuove tecniche d'ingegneria genetica presentano le stesse incertezze che le biotecnologie tradizionali. Inoltre, in sistemi complessi come quelli dell'ambiente c'è particolarmente da temere che anche una minima modifica possa causare danni su vasta scala.

Rafforzare principio di precauzione

Per i membri della Cenu, il principio di precauzione è giustificato sia dal punto di vista giuridico che da quello etico, indipendentemente dalla teoria a cui si fa riferimento. È dunque necessario rafforzarlo e attuarlo sistematicamente.

Inoltre, la commissione ritiene appropriato invertire l'onere della prova: ovvero, gli scienziati che desiderano utilizzare una nuova biotecnologia devono dimostrare che un danno grave è estremamente improbabile o scientificamente assurdo.

L'idea di precauzione impone di svolgere indagini minuziose e indipendenti al fine di ridurre al minimo l'incertezza, afferma la Cenu. È dunque importante migliorare l'affidabilità delle valutazioni del rischio svolte dagli ambienti scientifici.

Ciò implica di garantire l'accesso a tutte le informazioni per un'analisi scientifica. Le informazioni devono essere trasparenti e comprensibili. Le autorità a cui spetta decidere devono disporre di personale formato per analizzare in modo critico le valutazioni delle istituzioni scientifiche.

Inoltre, è necessario aumentare la consapevolezza dell'importanza politica che rivestono l'uso di nuove tecnologie e la gestione delle incertezze che le accompagnano. Le decisioni relative alle biotecnologie hanno a volte conseguenze di vasta portata e si basano su giudizi di valore. È importante che la popolazione abbia voce in capitolo.

La Cenu è una commissione federale che fornisce consulenza etica al governo e alle autorità federali in materia di biotecnologie nel campo non umano. Essa presenta proposte di modifica delle leggi. È presieduta dal professore tedesco di filosofia Klaus Peter Rippe ed è composta di 12 membri, esperti indipendenti dall'amministrazione.

 

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