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Battisti, la storia infinita

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Da 38 anni Alberto Torregiani vive su una sedia a rotelle. È una delle vittime dei PAC di Cesare Battisti e da sempre si batte affinché il terrorista sia finalmente estradato dal Brasile e sconti la sua pena in Italia.

Questo contenuto è stato pubblicato il 13 novembre 2017 - 10:55
Claudio Moschin, RSI News

Sedici febbraio 1979: a Milano viene ucciso davanti al suo negozio il gioielliere Pierluigi Torregiani. A sparare è un commando dei Pac, Proletari armati per il comunismo, un gruppo terrorista con Cesare Battisti tra i suoi capi riconosciuti.  Nella sparatoria (Torregiani aveva cercato di difendersi) viene colpito alla schiena anche il figlio Alberto. Sono trascorsi, da allora, 38 anni e la vicenda sembra ancora lontana da una soluzione.

Arrestato in Italia pochi mesi dopo, sempre nel 1979, processato e incarcerato, Battisti  però evade nel 1981 dal carcere di Frosinone diventando latitante. Nel 1985 è condannato in via definitiva a due ergastoli per quattro omicidi, appunto quello di Torregiani, di Antonio Santoro (un agente di custodia), di Luca Sabbadin (un commerciante) e di Andrea Campagna (un agente di Polizia).

Nel 1990 scappa in Francia, dove si reinventa scrittore di noir, ma nel 2004, persi gli appoggi politici, ritorna latitante. Lo ritrovano in Brasile nel 2007, dove viene arrestato, ma riceve lo status di rifugiato politico. Nel 2010 l’allora presidente brasiliano Lula rifiuta la richiesta di estradizione presentata dall’Italia e consente a Battisti  di tornare libero. E si arriva a quest’anno, con un altro suo arresto: lo fermano mentre cerca di passare la frontiera tra Brasile e Bolivia. Ma torna di nuovo libero, mentre riparte l’iter dell’Italia per riaverlo, e in Brasile, intanto, i giudici prendono tempo per decidere se consentirgli di restare nel Paese o finalmente estradarlo.

Lo spera Alberto Torregiani che oggi abita in Piemonte e da quel drammatico giorno in cui morì suo padre Pierluigi vive su una sedia a rotelle perché la pallottola che lo colpì lo ha paralizzato per sempre agli arti inferiori. Alberto si batte da sempre, con tenacia e molta amarezza, per se stesso e per i familiari delle altre vittime, affinché Cesare Battisti venga finalmente estradato dal Brasile e sconti così la sua pena in Italia. Lo abbiamo incontrato a casa sua.

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