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Luterani e cattolici assieme a Wittenberg

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Questo contenuto è stato pubblicato il 31 ottobre 2017 - 21:36
tvsvizzera/spal con RSI (TG del 31.10.2017)

Esattamente cinquecento anni fa, il 31 ottobre 1517, Martin Lutero si ribellò a Roma con l'affissione delle sue 95 Tesi alla porta della chiesa del castello di Wittenberg e da quella stessa chiesa il capo degli evangelici oggi si è rivolto direttamente al pontefice romano, nel corso delle celebrazioni per questo anniversario, per invitarlo nella roccaforte della ribellione, che costò la scomunica al monaco agostiniano.

"Papa Francesco, grazie per l'attestato d'amore e di riconciliazione nei nostri confronti. Se vorrai venire un giorno, mezzo millennio dopo che è stata bruciata la bolla papale, a Wittenberg, sarai benvenuto di cuore", ha affermato Heinrich Bedford-Strohm.


Prove d'intesa tra cattolici e riformati

Un terzo dei cristiani al mondo ha seguito lo scisma del 1517, e la metà dei 45 milioni di cristiani tedeschi è ancora oggi protestante. Ma le Chiese, accomunate da un esodo drammatico, e dalle molte sfide di un mondo in disordine, non sono mai sembrate vicine come oggi.

"Per il futuro ci vincoliamo a proseguire la strada verso una maggiore unità", hanno affermato in una nota comune le due confessioni. E poi è stato il cardinale Reinhard Marx, presidente della Chiesa cattolica tedesca, ospite alla celebrazione, ad affermare che "la chiesa è più vecchia e più grande delle divisioni fra le chiese. Noi cristiani promettiamo di essere testimoni di speranza".

Empatia e superamento delle paure

Il messaggio di Lutero, nella lettura di Bedford-Strohm, è risuonato forte ed attuale: "Il suo fu un atto di liberazione, per la chiesa, ma anche per il mondo". Fu la manifestazione della coscienza che si muove contro il potere, ha spiegato. E oggi la Germania avrebbe bisogno proprio di quella stessa libertà interiore. "Una forza che supera la paura".

"500 anni dopo siamo qui come un Paese combattuto. Un Paese benedetto come mai prima. Un Paese che ha dimostrato una impressionante capacità di empatia - ha scandito facendo un implicito riferimento all'accoglienza dei profughi del 2015 -. Un Paese che ha intrapreso degli sforzi, anche morali. E allo stesso tempo, un Paese che si sente sopraffatto moralmente. Un Paese, in cui le persone hanno paura di perdere il loro mondo di sempre, di perdere la propria sicurezza. Un Paese che ha nostalgia di casa. E quindi un Paese, che ha bisogno urgente del messaggio della riforma della salvezza attraverso la sola grazia".

Cerimonia laica

Anche la cancelliera Angela Merkel, alla cerimonia successiva, quella laica, ultimo atto dei 10'000 eventi che hanno segnato l'anno del giubileo, ha preso la parola. E ne ha approfittato per sottolineare la responsabilità della politica nella tutela della libertà della professione religiosa. "La tolleranza è il fondamento della convivenza pacifica in Europa, la tolleranza è l'anima dell'Europa. Senza tolleranza, non è possibile avere una società aperta", ha affermato. "La tolleranza finisce, però, laddove le regole costituzionali vengono violate".

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