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Gestione della pandemia: critiche alla lentezza del governo

Quattro membri del governo svizzero alla conferenza stampa di venerdì scorso sul coronavirus. Keystone / Alessandro Della Valle

Politici, medici, scienziati... Sempre più voci si levano in Svizzera per criticare la lentezza del governo nella gestione della pandemia di Covid-19. Tutti trasmettono lo stesso messaggio: occorre agire rapidamente e con fermezza a livello nazionale.

Questo contenuto è stato pubblicato il 16 marzo 2020 - 13:45

Chiusure delle scuole, controlli più severi alle frontiere, divieto di raduni con più di 100 partecipanti e un limite massimo di 50 persone nei bar e nei ristoranti: queste misure annunciate venerdì dal governo svizzero per combattere la diffusione del coronavirus sono state inizialmente ben accolte. 

Tuttavia, tre giorni dopo, il numero di persone risultate positive alla Covid-19 è aumentato in modo allarmante e diversi Cantoni hanno deciso di chiudere tutti gli esercizi pubblici e le aziende non essenziali.

Il Consiglio federale non ha annunciato nuove misure. Ha tenuto una riunione straordinaria domenica sera, senza comunicare una decisione. La lentezza del processo è stata sempre più criticata dalle autorità cantonali, dai partiti politici, dai medici e dagli scienziati.

"Credo che oggi i Cantoni siano unanimi nel chiedere alla Confederazione di attivare gli articoli della legge federale sulle epidemie che conferiscono al Consiglio federale pieni poteri per decidere su azioni concrete", ha dichiarato alla radiotelevisione svizzera romanda (RTS) la presidente dell'esecutivo del Canton Vaud, Nuria Gorrite. I Cantoni si sono assunti le loro responsabilità, ma credo che ora la popolazione si aspetti misure coerenti a livello territoriale".

Le autorità dei Cantoni Ticino e Vallese chiedono la chiusura totale del confine con l'Italia. Christophe Darbellay, membro del governo vallesano, ha dichiarato al giornale Le Temps: "La situazione attuale è del tutto insoddisfacente per quanto riguarda i frontalieri. Le grandi aziende hanno già preso provvedimenti per ospitarli in Svizzera".

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"Non conosciamo la realtà dell'epidemia"

Medici e scienziati sono sempre più allarmati dalla situazione in Svizzera e dalla reazione delle autorità. Bertrand Kiefer, direttore della Revue Médicale Suisse, esprime il suo sgomento sui social network: "Il Consiglio federale si è riunito domenica sera e non ha preso alcuna decisione. Questo è sconcertante, incomprensibile, inaudito. Dal punto di vista della salute, è un disastro".

Il medico sottolinea che i paesi vicini hanno adottato misure drastiche, come la chiusura di tutti i luoghi pubblici e delle attività non essenziali, e persino il divieto di riunire più di cinque persone.

Kiefer denuncia inoltre il fatto che il governo svizzero si è astenuto dal testare tutti i casi sospetti. "Ora ignoriamo la realtà dell'epidemia, per esempio se la situazione sta sfuggendo di mano in alcune zone. La mancanza di conoscenza è inutilmente demotivante o angosciante per gli individui in quarantena".

Didier Trono, professore presso il laboratorio di virologia e genetica del Politecnico federale di Losanna, ha scritto al presentatore dell'RTS, Alexis Favre: "Di fronte alla reazione morbida di alcune autorità politiche e all'autocompiacimento dei media, la rabbia cresce nella comunità svizzera di medici, infermieri, scienziati e altri specialisti del nostro paese chiamati ad aiutare la popolazione ad affrontare il cataclisma COVID-19".

Con i suoi colleghi, Trono esige "una risposta seria e organizzata, con il confinamento immediato, test di infezione su larga scala e la preparazione del nostro sistema sanitario per un'ondata di casi che richiedono cure intensive e che con ogni probabilità superano i mezzi attuali".

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