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Adottata la revisione della Legge sulla parità

La camera bassa ha infine adottato una versione "edulcorata" della legge. © KEYSTONE / ANTHONY ANEX

Il Consiglio nazionale ha approvato martedì la revisione della Legge sulla parità dei sessi che mira a raggiungere la parità salariale. Al contempo, ha bocciato l'aumento dell'età pensionabile delle donne a 65 anni.

Questo contenuto è stato pubblicato il 25 settembre 2018 - 15:10
tvsvizzera.it/ATS/ri con RSI (TG del 25.09.2018)

Le disposizioni principali del nuovo testo erano state adottate martedì. Tra questa figura l'obbligo, per le imprese con almeno 100 lavoratori, di far svolgere ogni quattro anni -con verifica di un organismo indipendente- un'analisi sull'uguaglianza di salari tra i sessi.

Il progetto vuole più che altro promuovere un cambiamento di mentalità: non prevede sanzioni per chi non rispetta la parità salariale. È però un passo in più rispetto a un'auspicata -ma non riuscita- autoregolazione del settore.

La sinistra avrebbe voluto abbassare a 50 la soglia nel numero di impiegati a partire dalla quale vi è obbligo di analisi, mentre la destra l'avrebbe aumentata a 250.

Analisi nero su bianco

Allineandosi al Consiglio degli Stati, l'altro ramo del Parlamento, il Nazionale ha deciso che i datori di lavoro dovranno informare i loro impiegati "per iscritto" sul risultato delle analisi sulla parità salariale. Destra e centro-destra avrebbero preferito una semplice comunicazione.

Bocciata la proposta di escludere le società quotate in borsa dal pubblicare i risultati dell'analisi in allegato al conto annuale e anche quella del Partito socialista di obbligare le aziende a rendere pubbliche le misure intraprese.

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La camera bassa ha infine confermato la durata limitata delle nuove disposizioni legislative: saranno soppresse dopo 12 anni, un limite temporale che la sinistra ha tentato invano di stralciare.

Il dossier torna ora al Consiglio degli Stati per l'esame delle divergenze.

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Sul possibile innalzamento dell'età pensionabile, il governo ha invitato il Parlamento a non precipitare le cose e aspettare il progetto di riforma dell'Assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS). Molti hanno del resto ritenuto e sottolineato che non fosse né il modo né il momento giusto per un innalzamento. 

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