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Migranti respinti a Chiasso, interrogazione a Roma

La pressione migratoria alla frontiera sud tra Ticino e Lombardia è stata elevata nell’anno appena trascorso e con la fine dell’inverno potrebbero ripetersi scene già viste non molti mesi fa. Interrogazione alla Camera italiana.

Questo contenuto è stato pubblicato il 09 febbraio 2017 - 17:30

Nel 2016, secondo quanto ha recentemente comunicato l’Amministrazione federale delle dogane, sono stati 48'838 gli arrivi di persone prive dei requisiti legali per l’ingresso nel paese (alcune si sono presentate più volte) a fronte delle 14'265 registrate solo due anni prima, il 70 per cento delle quali dirette verso i valichi della Svizzera italiana. Ad attrarre il flusso dei profughi partiti dalle coste africane verso l’Italia e il Nord Europa ha contribuito l’accordo raggiunto in marzo dall’Ue con la Turchia e la conseguente chiusura della rotta balcanica.

Dalla scorsa primavera si sono intensificate a Chiasso le ondate di africani, in prevalenza, che si sono infrante di fronte al muro posto dalle guardie di confine federali: sono stati infatti 19'988 i respingimenti (su un totale di 26'644 nell’intero paese). Molti dei profughi bloccati alla frontiera sono tornati quindi a Como, in attesa - in condizioni di estrema precarietà - di poter proseguire il viaggio verso nord.

Interrogazione alla Camera italiana

Una situazione che ha attirato l’attenzione anche del parlamento italiano, dove è stata depositata un’interrogazione sottoscritta da 27 deputati del Pd (prima firmataria Maria Chiara Gadda) che chiama in causa la gestione degli ingressi in Svizzera. L’atto parlamentare punta l’indice sul sensibile aumento della quota dei respingimenti, dal 7 al 70 per cento tra aprile e agosto dello scorso anno*. Numeri che, secondo gli estensori dell’interrogazione al governo italiano, denotano una politica programmata in senso restrittivo delle ammissioni alla procedura dell’asilo.

A sostegno della loro tesi i parlamentari italiani denunciano presunte difficoltà da parte dei migranti a formalizzare domande d’asilo e respingimenti collettivi operati dalle autorità federali che non procederebbero sistematicamente ai necessari approfondimenti delle situazioni individuali. In particolare vengono evocati casi di minori non accompagnati riconsegnati immediatamente alle autorità italiane ai quali, secondo gli interroganti, non sarebbero state accordate le tutele previste dalle norme internazionali, tra le quali è prevista la nomina di un tutore.


La replica delle Guardie di confine

Da parte loro le guardie di confine svizzere, per bocca del portavoce David Marquis, ribadiscono di attenersi rigorosamente alle norme in vigore, riconsegnando alle autorità italiane, in virtù dell’accordo di riammissione del 1998, i migranti non in regola e trasferendo alla Segreteria di Stato della migrazione (SEM) le persone che richiedono protezione in base all’articolo 18 della legge sull’asilo. “La quota di migranti – ha confermato David Marquis - che non hanno presentato alle guardie di confine in Ticino domanda d’asilo è fortemente aumentata negli scorsi mesi”.

Per completezza va precisato che dal giugno dell’anno scorso la Segreteria di Stato della migrazione ha operato un giro di vite nei confronti degli eritrei, il principale gruppo di richiedenti asilo, per i quali non basta più la sola uscita illegale dal loro paese per ottenere lo status di rifugiato nella Confederazione. Una prassi confermata dal Tribunale amministrativo federale proprio negli scorsi giorni. 

* dati dell'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione (Asgi)

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