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2008 – Cara energia, purché rinnovabile

Keystone

L'estrema volatilità del prezzo del petrolio nel 2008 ha dato un nuovo slancio allo sviluppo di fonti rinnovabili di energia. Una maggiore sensibilità per il clima che ha coinciso però anche con un ritorno all'atomo e al gas quali soluzioni transitorie verso un futuro più «verde».

Questo contenuto è stato pubblicato il 31 dicembre 2008 - 18:00

È il 2 gennaio del 2008 quando per la prima volta nella storia il prezzo del greggio a New York ha superato la soglia psicologica dei 100 dollari al barile. Nei mesi successivi il valore dell'oro nero ha proseguito la sua corsa al rialzo, fino a raggiungere i 140 dollari a metà giugno, frutto di speculazioni che poco o nulla hanno a che vedere con la legge della domanda e dell'offerta.

Un'impennata che ha sottolineato – se ancora ce ne fosse bisogno – quanto l'Occidente continui a dipendere dal petrolio. Non tutto il male vien però per nuocere: la volatilità del mercato del petrolio e l'incertezza che regna quanto alle riserve disponibili hanno infatti spinto verso un uso più responsabile dell'energia, riportando l'attenzione sulla questione ambientale e sullo sviluppo di fonti rinnovabili.

L'eventualità che prima o poi la Svizzera sia confrontata a un deficit energetico, soprattutto sul fronte dell'approvvigionamento elettrico, è nota ormai da tempo. La produzione interna è già al limite delle sue capacità e attorno al 2020 le centrali nucleari di Mühleberg e Beznau I e II dovranno essere spente definitivamente o sostituite. Senza contare che i contratti per la fornitura di elettricità sottoscritti con la Francia si avviano uno dopo l'altro alla scadenza.

Il mondo politico si trova dunque confrontato alla necessità di prevenire e contrastare la carenza energetica che colpirà la Svizzera tra poco più di dieci anni, garantendo all'economia nazionale l'energia di cui necessita a un prezzo conveniente. Il tutto nel pieno rispetto degli accordi internazionali per la protezione del clima e la riduzione delle emissioni di CO2. La sfida è senza dubbio ambiziosa e va nella direzione di un maggiore sviluppo delle fonti alternative pulite che non necessitano di combustibili, né solidi né liquidi, lasciando così intatta l'atmosfera.

Il futuro radioso delle energie rinnovabili

Grazie alla nuova legge federale sull'energia, da quest'anno i progetti ecosostenibili – energia idraulica (fino a 10 megawatt), fotovoltaica, eolica, geotermica e derivata dalla biomassa – possono beneficiare di finanziamenti statali in modo da coprire i costi non garantiti dal prezzo di mercato. Il Parlamento federale ha messo a disposizione circa 320 milioni di franchi l'anno, fino al 2030, da ripartire nei diversi settori.

Una cifra rilevatasi da subito insufficiente a coprire tutte le candidature giunte all'Ufficio federale dell'energia. A sei mesi dall'apertura della procedura di selezione sono stati presentati 5'500 progetti, di cui 3'500 circa nell'arco di pochi giorni. Il successo riscosso dall'iniziativa testimonia il crescente interesse di aziende e privati per queste tecnologie di nicchia che – se sfruttata al meglio – rappresentano una vera e propria miniera d'oro.

A far la parte da leone sono senza dubbio i progetti legati all'energia solare, ma anche lo sfruttamento dei venti ha conquistato una certa popolarità. Proprio quest'anno è infatti stato inaugurato in Vallese più grande impianto eolico della Svizzera, il sesto con una potenza superiore ai 100 chilowatt. A questi si aggiungono altri 19 progetti da realizzare entro il 2012, incluso l'impianto più alto d'Europa situato sul Passo del San Gottardo.

Un passo in avanti e due indietro

Nonostante questi numeri incoraggianti, lo sviluppo delle energie rinnovabili continua comunque a viaggiare a ritmo ridotto, complice anche lo squilibrio tra i costi di realizzazione e il loro rendimento a breve-medio termine. Per questo motivo anche se il futuro appartiene alle fonti rinnovabili, la minaccia di una penuria energetica ha portato a una riscoperta dell'atomo e del gas quale soluzione transitoria.

Il 2008 ha coinciso con la presentazione di tre richieste di autorizzazione per la costruzione di nuove centrali nucleari a sostituzione di quelle di Gösgen (Soletta) Mühleberg (Argovia) e Beznau (Berna), che dovranno essere dismesse tra il 2020 e il 2040. I cinque impianti attualmente in funzione permettono di coprire il 40% circa della produzione di elettricità, ma la questione dello smaltimento delle scorie radioattive è lungi dall'essere risolto. Per evitare questo problema il governo ha dunque vagliato anche la possibilità di realizzare nuove centrali a gas a ciclo combinato. Una soluzione contestata però da più parti a causa delle elevate emissioni di CO2 di questi impianti.

Il dibattito è dunque più che mai acceso, ma su un punto sembra regnare il consenso: il futuro energetico dipende dalla sua capacità di diversificare sufficientemente le fonti, senza puntare su una in particolare. Resta da capire quale strategia adottare per garantire alla Svizzera l'approvvigionamento necessario senza tuttavia danneggiare ulteriormente l'ambiente. Anche perché il drastico calo del prezzo del petrolio degli ultimi mesi e la minaccia di recessione di quelli a venire rischiano di gettare un'ombra scura sugli investimenti nelle energie rinnovabili a favore di soluzioni meno ecologiche, ma economicamente più redditizie.

swissinfo, Stefania Summermatter

Unione europea

Dopo quasi un anno di negoziati, l'Unione europea ha raggiunto a dicembre un accordo sul clima.

Un compromesso che garantisce diverse concessioni ai paesi dell'ex blocco sovietico, ma anche a Italia e Germania, e che per questo è stato aspramente criticato dalle associazioni ambientaliste.

I Ventisette paesi membri si impegnano a rispettare entro il 2020 tre obiettivi vincolanti:

- Ridurre del 20% le emissioni di CO2 rispetto al 1990

- Aumentare del 20% il risparmio energetico

- Portare al 20% (dall'attuale 7%) la quota di energia proveniente da fonti rinnovabili

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Piano d'azione efficienza energetica

Nell'ambito della nuova Legge sull'energia, il Parlamento ha fissato chiaramente gli obiettivi di efficienza energetica della Confederazione.

Il piano comprende una serie di misure di promozione, incentivi, prescrizioni sul consumo, nonché finanziamenti nel settore della ricerca e della formazione.

L'obiettivo è di ridurre, entro il 2020, il consumo di energie fossili del 20% e di limitare la crescita del consumo di elettricità al 5%.

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