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Come la lepre comune ha avuto la meglio sui lottatori svizzeri

Con la diminuzione degli habitat naturali sta scomparendo anche la lepre comune. Keystone

La crescente cementificazione del territorio e la pratica di un’agricoltura intensiva costituiscono una seria minaccia per specie animali e vegetali in Svizzera. Addirittura la lepre comune si è fatta rara. Ora si tenta di correre ai ripari.

Questo contenuto è stato pubblicato il 21 settembre 2018 - 14:00
Stefan Boss, swissinfo.ch

Negli ultimi cento anni in Svizzera la biodiversità è diminuita drasticamente. Simbolo di questo declino è la lepre comune: già presente in passato in grande numero, oggi si è fatta sempre più rara, in barba alla sua proverbiale fecondità. Nell’ultimo quarto di secolo gli effettivi sono calati di circa un terzo.

Per tale ragione, nella maggior parte dei Cantoni i cacciatori rinunciano volontariamente ad abbatterla. Anche altre specie animali e vegetali sono diminuite, ad esempio lo stiaccino o addirittura il riccio, come documentato quest’anno dall’organizzazione ambientalista Pro NaturaLink esterno.

Le ragioni di questo degrado sono molteplici, spiega Urs Tester, capo della Divisione biotopi e specie di Pro Natura. "La causa principale è la scomparsa degli habitat naturali", afferma nel suo ufficio di Basilea.

Sulle superfici rimaste a loro disposizione i contadini praticano un’agricoltura più intensiva, mentre i prati magri e altre zone a sfruttamento estensivo stanno scomparendo. Anche l’uso di pesticidi contribuisce ad aggravare la situazione, considerando che le aree urbanizzate continuano ad aumentare: in Svizzera vengono cementificati 0,9 metri quadrati di terreno al secondo.


La situazione "non è soddisfacente"

Venticinque anni fa la Svizzera e numerosi altri Paesi hanno sottoscritto a Nairobi una Convenzione sulla diversità biologica. Un concetto che oltre alla molteplicità di flora e fauna ingloba anche gli habitat naturali. Uno degli obiettivi dichiarati era la lotta al suo impoverimento.

La Confederazione sta lavorando con impegno per limitare i danni e ha varato una strategia, a cui nel 2017 ha fatto seguito un piano d’azione per la salvaguardia della biodiversità. Sul suo sito, l’Ufficio federale dell’ambiente ammette tuttavia che la situazione "non è soddisfacente". Oltre un terzo delle specie animali e vegetali prese in esame sarebbe minacciato e la superficie di preziosi habitat naturali in drastico calo.

Le organizzazioni ambientaliste sono ad esempio irritate dal fatto che in Svizzera sia tutelata soltanto una parte relativamente circoscritta del territorio, come ad esempio il Parco nazionale svizzero in EngadinaLink esterno e tutte le zone naturali protette. Nei loro rilevamenti in Svizzera gli esaminatori sarebbero giunti a circa il nove per cento del territorio nazionale, mentre in base all’obiettivo dichiarato dagli Stati firmatari della Convenzione, entro due anni si dovrebbe arrivare a tutelare il 17 per cento.

Recentemente la Svizzera ha avuto la possibilità di estendere la sua superficie protetta con la creazione di un nuovo Parco nazionale del LocarneseLink esterno attorno alla valle Onsernone, nel Canton Ticino. Lo scorso mese di giugno, sei degli otto Comuni coinvolti hanno però respinto il progetto in votazione popolare, nonostante il parere favorevole e i fondi promessi dalla Confederazione. Due anni prima anche il progetto del Parc AdulaLink esterno attorno all’omonimo pizzo era stato mestamente bocciato alle urne.

La regione della Greina sarebbe dovuta diventare parte del Parc Adula. © KEYSTONE / GIAN EHRENZELLER

Creare un secondo parco nazionale in Svizzera era uno degli obiettivi prioritari di Pro Natura. Urs Tester come si spiega questo fallimento? "In base a un sondaggio che avevamo effettuato un paio di anni fa l‘80 per cento degli interpellati riteneva che da noi la natura stava da bene a molto bene". Un’opinione che purtroppo non trova riscontro nella realtà. La maggioranza della popolazione pare non rendersi abbastanza conto dell’urgenza di attuare misure concrete a salvaguardia della natura.

Il progetto in difesa delle lepri

Vi sono però anche degli sviluppi promettenti, continua Tester. Sul piano internazionale la Svizzera sarebbe ben posizionata a livello forestale. "Da noi i boschi non vengono fertilizzati, non si impiegano né pesticidi né calcare (contro l’acidificazione del terreno)", afferma il biologo, attivo già da oltre 25 anni per l’organizzazione ambientalista.

Nei Paesi scandinavi la musica sarebbe ben diversa. Le foreste sono sfruttate a livello industriale e disboscate completamente ogni 50 anni. In Svizzera il bosco è invece gestito in maniera molto vicina ai ritmi della natura, con ovvie ripercussioni positive sulle specie animali e vegetali che vi si trovano.

Speranza all’orizzonte anche per la lepre! Nel Canton Basilea campagna dal 2007 al 2016 la sezione locale di Pro Natura, in collaborazione con l’associazione cacciatori e l’organizzazione locale di protezione della natura e degli uccelli, ha messo in atto il progetto di protezione della specie denominato 'Hopp Hase' (Forza lepre). Si trattava in sostanza di unirsi agli agricoltori per tentare di far nuovamente saltellare baldanzosa la lepre comune.

Gli esperimenti sul terreno hanno mostrato che sarebbe utile inframmezzare le aree coltivate con campi a maggese e diradare la semina dei cereali invernali. Con questi provvedimenti le giovani lepri sarebbero meglio al riparo dai predatori. "Il progetto è stato un successo, abbiamo imparato molto sulle abitudini della lepre", continua Tester.

Keystone

L’organizzazione ambientalista si batte ora affinché la semina più diradata dei cereali sia sostenuta finanziariamente dalla Confederazione e dai Cantoni nell’ambito della promozione della biodiversità nell’agricoltura, come già avviene con i prati magri, le siepi e i maggesi fioriti.

Nota ironica: i campi della campagna basilese tra Aesch e Reinach che hanno salutato il ripopolamento della lepre grazie a questo progetto avrebbero dovuto ospitare la Festa federale di lotta svizzera del 2022. In seguito alle proteste di agricoltori e ambientalisti la manifestazione si terrà ora a Pratteln.

Cosa ne possiamo dedurre? Che se in Svizzera agricoltori e ambientalisti stringono un‘alleanza sono in grado di spostare le montagne!

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